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LA SCUOLA NEL CUORE


Ieri ho raggiunto un record: sono stata sveglia a lavorare per 39 ore di fila. Ho dormito solo mezz'ora in quel lasso di tempo. Non che normalmente io abbia il tempo di dormire molto, ma questo è stato davvero un record. Sono tre giorni che non parlo con il mio coinquilino e ho appena litigato con un collega. Sono troppo stanca per stare dietro alle cose che mi fanno stare peggio, però bisogna fare pure quello, perché non sempre la colpa è degli altri. Voi penserete che è un po' da cretini viversi la vita in questo modo... che senso ha fare un mestiere che ti debilita così tanto? Il Leonardo, per me, è stata la prima risposta che ho avuto a questo domanda. Perché farlo, allora? La risposta è il sogno, l'obbiettivo. La prima volta che sono partita con la scuola è stato nell'estate del 2008. Sapevo poco e niente di come si colloquiava in inglese. Lo conoscevo solo sui libri e avevo un senso di responsabilità e di impegno nei confronti delle sfide pari quasi a zero. La mia vita si è capovolta con questo progetto. Non tutta in una volta, ma è come se da lì fosse partito tutto. Il lavoro, una famiglia sconosciuta, essere messi nelle condizioni di imparare qualcosa per sopravvivenza, e non solo per dovere. Usare la creatività in modo diverso: più forte, più contestualizzato e consapevole. Imparare a riconoscere quanto possono essere larghi gli orizzonti e quanto è grande il mondo. Sentirsi avviliti per la propria piccolezza, fino a quando non si arriva alla conclusione che essere minuscoli è un pregio, perché si ha più terreno da esplorare. E improvvisamente diventare affamati di avventura. Dopo il Leonardo a Dublino non volevo fermarmi più: ne ho fatto un secondo a Plymouth, e poi sono partita in Spagna, in Inghilterra, in giro per l'Europa e per il mondo. Il Leonardo mi ha spinto a capire questo: è giusto investire su noi stessi. Mentre ero ancora al liceo ho cercato di partecipare a tutte le iniziative che venivano proposte. Perché lì dentro, da quel viaggio così bello, ogni cosa era preziosa. Un giorno, nel mezzo di tutto quell'entusiasmo, arrivò un progetto speciale, alla fine del quale c'era un premio: entrare a far parte della giuria giovanile del Festival di Venezia. Nella primavera del 2010 la professoressa Gala ha bussato alla porta della mia classe. Me lo ricordo benissimo, eravamo in succursale. Mi ha portato fuori e mi ha detto che avevo vinto il concorso, avrei fatto parte della giuria giovanile del festival. Allora non potevo immaginare assolutamente che cosa avrebbe significato. Sette anni dopo, nel settembre di quest'anno, è accaduto un piccolo miracolo: sono tornata al Festival per la seconda volta, ma dall'altra parte: come concorrente. La scuola è lo scheletro dei sogni, e io all'Azuni l'ho imparato. Salite a bordo di questa nave, perché sarà l'inizio di una meravigliosa avventura che durerà anche oltre quelle cinque settimane da sogno.

We shall not cease from exploration. And the end of all our exploring will be to arrive where we started, and know the place for the first time. (T. S. Eliot)

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